Jacqueline Ceresoli: Spazio Fico. Un giardino delle delizie dove tutto non è casuale e niente è come sembra


 

 

A Milano, vicino alla Fonderia Battaglia, Villa Simonetta, sede della Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado” e la galleria di Lia Rumma, una traversa della via alberata Mac Mahon, ex quartiere dormitorio della periferia milanese, c’è lo Spazio Fico (via Tellini 17), dove abita Edvige Cecconi Meloni, artista di arti visive poliedrica orditrice di abissi immaginari e Cesare Cavallini, artista alchemico, ironico, eccentrico e surreale, animano un laboratorio di idee da vedere, indossare e vivere.

Come lo si capisce partecipando all’incontro di due artisti indipendenti, al di fuori del sistema dell’arte, diversi per età, formazione, esperienze, poetiche e linguaggi, uniti dalla libertà espressiva e passione di creare insieme nuove occasioni interdisciplinari di condividere l’Arte come una esperienza di conoscenza emozionale extra-ordinaria per i curiosi di ogni età.

Sabato 12 giugno nello Spazio Fico , per la prima volta Edvige Cecconi Meloni e Cesare Cavallini si raccontano e presentano insieme una selezione di opere, gioielli e azioni poetiche, qui si vivrà un happening partecipato e condiviso con il pubblico dall’intrinseco potenziale trasformativo e rigenerante, dove Luce, Natura e Archeologia industriale coesistono all’insegna della creatività dalle inesauribili forme e potenzialità espressive.

Lo Spazio Fico impreziosito da sculture di verde, sono l’espressione di un’ arte involontaria che a confronto con segni biomorfici, testi e immagini, oggetti realizzati con materiali riciclati assumono nuovi significati e configurano mondi di coesistenza tra Vita e Arte e viceversa.

APPUNTAMENTO

Sabato 12 giugno

10.30

Via Mac Mahon angolo via Principe Eugenio – fermata Tram n. 12

Info/Prenotazioni: info@passeggiatedautore.it – 3392220777

L’AUTORE

Jacqueline Ceresoli è storica e critica dell’Arte, teorica della arti visive comparate. Specializzata in archeologia industriale, pratica la psicogegrafia urbana con gli studenti dell’Accademia di Brera Nuove Tecnologie, nell’ambito del suo corso “Tecniche di Documentazione Audiovisive: Città cantiere del nuovo e laboratorio dell’immaginazione, mappatura edifici e luoghi industriali e quartieri popolari”, attraverso la camminata, quale principale strumento esplorativo ed estetico. Teorico della rappresentazione interessata a processi del cambiamento metropolitani, e in particolare alle periferie come “Paesaggi” emozionali e dispositivi culturali. Curatrice di mostre, collabora con diverse testate specializzate di arte contemporanea, architettura e Light Art. Ha pubblicato di recente Light Art paradigma della modernità. Luce come oper-azione di arte relaziona con la prefazione di Giulio Giorello, editore Meltemi 2021. 

IL LIBRO

Un corvo sta volando nel cielo, è in ritardo a un appuntamento importantissimo. Deve raggiungere un luogo segreto che gli animali conoscono dal giorno in cui vengono al mondo; una volta lo conoscevano anche gli umani, ma lo hanno dimenticato. Ci sono tutti, il leone, la balena, l’aquila, il topo… Anche un cane e una gatta. Sono riuniti in un’assemblea perché l’emergenza ecologica non può piú essere ignorata, bisogna salvare la Terra dall’uomo. Per farlo, dopo lunghe discussioni, decidono di inviare un terribile avvertimento: un’epidemia. Ma presto scopriranno che, per salvare la Terra dall’uomo, dovranno prima salvare l’uomo da un male molto piú antico. Narrato dal punto di vista e con la voce degli animali, nella tradizione degli apologhi morali, delle allegorie delle bêtes savantes e dei classici della letteratura antica e moderna, L’assemblea degli animali ha l’appassionante semplicità di una fiaba contemporanea. Ma Filelfo a volte usa «parole non sue» e nasconde tra le righe citazioni letterarie, da Omero a Shakespeare. Sono elencate alla fine, ma tu, lettore, puoi giocare a scoprirle come sassolini nel bosco per ritrovare il sentiero. Perché chi ha dimenticato la propria cultura rischia di dimenticare la natura.

«Cantami o musa. No, cantami o muso, di cane, gatto o cavallo, tigre, orso o scimmia, asino, mucca o cammello, l’ira funesta della Terra contro l’uomo. Chi sono io? Chiamatemi Filelfo. Si può credermi? Non ha importanza. Non dico nulla di mio. Ripeto, come nei tempi ai quali con umiltà mi ispiro, parole altrui. Dettate non dalle muse, ma da una progenie altrettanto antica: gli animali. Sono stati loro, abitanti delle foreste, del cielo e dei mari, a parlarmi della natura, dell’anima del mondo, dell’arca che l’uomo ha dentro di sé. Di come ritrovarla. È una storia vera? È un racconto morale, un mito, una fiaba? Giudicate voi. Al nessuno che sono, nell’Anno del Topo, le bestie hanno affidato un messaggio: semi e raccolti, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno – ma solo finché dura la Terra».

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