Giorgio Falco: Il mosaico dei cocci sparsi. La Milano di Ipotesi di una sconfitta


Giorgio Falco, la Milano di Ipotesi di una sconfitta

 

Ipotesi di una sconfitta, l’ultimo romanzo di Giorgio Falco uscito per Einaudi nel 2017, è anche una ricognizione nella città e nell’hinterland, dal 1956 a oggi. Attraverseremo alcuni dei luoghi presenti nel libro, constatando quanto siano cambiati, e quanto (a volte) siano rimasti identici. La facoltà di Scienze Politiche; la sede di un ufficio in piazza Beccaria (dove, nel romanzo, si svolge una selezione di lavoro modulata sui canoni del reality, con quindici anni di anticipo); la Clinica del Lavoro, in via San Barnaba e via Manfredo Fanti; piazza XIV maggio.

Evocheremo, attraverso la lettura di brevi brani, i luoghi che, per una questione pratica, non saranno attraversati dalla passeggiata: il piazzale antistante lo stadio Meazza nel giugno 1985; il cimitero militare del Commonwealth; i luoghi della scuolaguida; la Tangenziale Ovest; l’hinterland.

APPUNTAMENTO
Sabato 6 Ottobre
10.30
Conservatorio di Milano – Via Conservatorio
Info/Prenotazioni: info@passeggiatedautore.it – 339 2220777

 

L’AUTORE

Giorgio Falco

Giorgio Falco è nato nel 1967. In ogni suo libro è presente una riflessione sugli spazi, sui luoghi, sulla loro destinazione, su come essi entrino nella psiche dei personaggi.
Tra i suoi libri: L’ubicazione del bene (Einaudi), La gemella H (Einaudi), Condominio Oltremare (L’orma, con le fotografie di Sabrina Ragucci), Ipotesi di una sconfitta (Einaudi).

 

IL LIBRO

Ipotesi di una sconfitta

Da bambino Giorgio Falco amava la divisa da autista degli autobus, che il padre indossava ogni giorno per andare al lavoro, tanto che a Carnevale voleva vestirsi come lui, anziché da Zorro, chissà se per emularlo o demolirlo.Questo romanzo autobiografico non può che cominciare cosí, con la storia del padre: solo raccontando l’epopea novecentesca del lavoro come elevazione sociale, come salvezza, Falco ne può testimoniare il graduale disfacimento, attraverso le proprie innumerevoli esperienze professionali, cominciate durante il liceo per pagarsi una vacanza mai fatta. Operaio stagionale in una fabbrica di spillette che raffigurano cantanti pop, il papa e Gesú, per 5 lire al pezzo. Venditore della scopa di saggina nera jugoslava, mentre in Jugoslavia imperversava la guerra. Aspirante imprenditore di un’agenzia che organizza «eventi deprimenti per le élite». Redattore di finte lettere di risposta ai reclami dei clienti. Una lunga catena di lavori iniziati e persi, che lo conduce alla scelta radicale di mantenersi con le scommesse sportive. È la fine, o solo l’inizio. Perché questa è anche la storia – intima, chirurgica, persino comica – di un lento apprendistato per diventare scrittore. E di come possa vivere un uomo incapace di adattarsi.

«Mi sentivo convalescente, ma non ero deluso dal lavoro. Soffrivo, dall’età di diciassette anni, di una nevrosi politica ed economica, piú che individuale».

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